“Una “scuola delle cose brutte” e ancora qualche ricordo delle “cose belle”. La parziale novità di un percorso “fuori dalla scuola” compiuto con gli occhi chiusi, forse con un “cappuccio sulla testa”. Ma per tutti i ricordi, le parole, la diagnosi è chiara: sono frutto di uno stress post trauma.” “Quando andavo all’asilo mi menavano, mi dicevano cose brutte oppure mi portavano dentro una casa che era di una maestra. Noi passavamo sotto la palestra poi c’erano delle scalette – si legge in un passaggio del corposo dossier consegnato stamane al gip di Tivoli Cecilia Angrisano – salivamo le scalette, uscivamo da una porta nera, attraversavamo la strada e arrivavamo a casa della maestra io e i miei amici”.

“…..Interrogata in merito a chi la picchiasse, la bambina più grande ha riferito che a “menarla erano tutti: Patrizia (potrebbe essere l’insegnante Patrizia Del Meglio, uno degli indagati, ndr), l’incappucciato, il marito e la maestra”. In merito alle modalità con cui veniva portata a casa della maestra, la bambina ha poi riferito: “C’era un bidello che si chiamava Giulio a cui le maestre chiedevano se erano pronte le scatole. Ci mettevano lì dentro. Arrivati in palestra uscivamo dalle scatole per andare dalle maestre cattive”.

(Fonte Il Tempo, Il Messaggero)

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“Dice che sono successe ‘cose bruttissime’ all’interno della scuola ‘brutta’, in una stanza in fondo, ma poi non vuole descriverle”. Così l’avvocato Franco Merlino, legale di parte civile, spiega l’andamento dell’incidente probatorio con la testimonianza della seconda bambina presunta vittima di abusi all’asilo ‘Olga Rovere’ di Rignano Flaminio, alle porte di Roma. I legali sono usciti dal Tribunale di Tivoli per pochi minuti poco prima delle 13, quando c’è stata una breve sospensione dell’udienza.

Come spiega l’avvocato, la bambina ha detto che all’interno della scuola sono accadute “cose faticose. Non le voglio raccontare, se le sente mia madre…”. Riguardo alle maestre, invece, la piccola ha finora detto che la sua si chiama Marisa. Poi avrebbe fatto riferimento al ‘gioco delle statue’.

(fonti “Il Tempo, Il Messaggero, La Stampa)

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I racconti che avrebbero reso alle psicologhe legali non si discosterebbero molto da quelli di altri due bambini. I minori, che presenterebbero traumi da abuso, faticando a entrare in particolari avrebbero raccontato storie di uomini incappucciati e di un gioco in cui avrebbero dovuto indovinare l’identità delle persone mascherate; una bambina avrebbe fatto riferimento a una «scuola nuova», dove alcuni partecipanti al «gioco dei sacchi neri e dei sacchi vuoti» sarebbero stati trasportati a opera di alcune «maestre cattive».

Una bimba avrebbe anche fatto i nomi di alcune insegnanti, non tutti riconducibili a quelli degli indagati. Un’altro minore avrebbe raccontato di dolori subiti alle parti intime.

Un bimbo ha raccontato:”Ci buttavano dentro l’acqua nudi e ci facevano male”, indicando le maestre “Patrizia, Silvana, Marisa, Anna, Marina e basta”. Gli ultimi due nomi non sono mai entrati nell’indagine, mentre i primi tre sembrano far riferimento alle insegnanti indagate….”Andavamo a casa loro con un pulmino giallo, come quello con cui vado a scuola a Santa Marinella” (fonti Il Tempo- Corriere della Sera)

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IL «CASTELLO CATTIVISSIMO» – Drammatico il racconto della bimba, che ha parlato «del castello cattivissimo» e ha mimato i giochi attraverso i quali si sarebbero materializzati gli abusi. Secondo chi ha assistito all’audizione, la piccola ha indicato una terza persona, di nome Maurizio, che partecipava ai giochi. Ovvero, il gioco della Tigre (guinzaglio messo al suo collo e giro intorno a un tavolo), il gioco della piscina (bambini, alcune maestre e Maurizio in una vasca) e il gioco del pelouche sulle proprie parti intime. «La bambina – ha riferito l’avvocato di parte civile Franco Merlino – ha mimato giochi che sono devastanti, con un impatto duro per chi ha ascoltato». «Ora gli abusi non sono più presunti – ha aggiunto – si è cercato di dimostrare il complotto contestando anche il lavoro dei periti, ma oggi sono stati descritti luoghi e persone specifici». «Faccio l’avvocato da quasi quarant’anni – ha commentato invece Carlo Taormina – ma la sofferenza trasmessa oggi da questa bambina mi ha veramente colpito».(Fonte APCOM E Quotidiani)

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“La bambina ha confermato quello che aveva già detto ai genitori ed al perito nel corso della prima parte dell’incidente probatorio. Ha indicato due persone che esercitavano gli abusi e le violenze subite”. Secondo indiscrezioni le due persone indicate dalla piccola sarebbero le maestre Patrizia Del Meglio e Marisa Pucci.

(Fonte APCOM, LA REPUBBLICA)

….noi abbiamo portato nostra figlia alla Olga Rovere all’inizio dell’anno scolastico 2006. Poi, dopo il blitz del Ris dell’ottobre, siamo rimasti scettici su quello che si prefigurava dall’inchiesta di cui parlavano tutti i giornali….«Chiaro che la difesa degli accusati faccia il suo gioco – dice – ma noi questo incubo lo viviamo sulla nostra pelle. Tutti i giorni. Ancora oggi mia figlia, che ha quattro anni, si alza dal letto come fosse in trance. Urla, spalanca gli occhi, grida “non mi toccare” guardando fisso il muro, grida “non voglio”, poi la prendiamo tra le braccia. Si calma, si sveglia. E per fortuna non si ricorda di quello che stava sognando. E’ così tutte le notti. E’ una voragine che per noi sembra non finire mai».“Ad un certo punto ha iniziato a disegnare croci capovolte, visi con occhi spalancati, organi sessuali. Una cosa inspiegabile per una bambina di quell’età».

.” Mia figlia fa giochi con il fratellino: il gioco del cagnolino, del guinzaglio. Giochi in cui lei fa la parte dell’adulto. Simula atti sessuali”

(Fonte Il Messaggero/intervista a un padre)

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(Fonte Oridnanza di custodia cautelare presente su vari siti internet)

SATANISMO:Oltre alle indicibile violenze sessuali, ai bambini veniva insegnato a disegnare croci capovolte, a bere sangue umano; una maestra bruciò di fronte a loro il Crocefisso urlando che Gesù era cattivo e il diavolo buono. Durante le riprese filmate, i violentatori indossavano maschere e corna da diavolo.

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“noi ai giardinetti .della scuola giochiamo così, anche noi ci tocchiamo le patatine come ci ha insegnato la signora, tocchiamo anche quella della signora con i disegni sulle braccia che è tutta nera e pelosa perché lei c’ha la bua e se gliela tocchiamo le passa”, “se noi la tocchiamo le passa la bua e non piange più”

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Maurizio e “faceva i giochi della scuola con loro”, “si mascherava da scoiattolo, mentre loro bambini si mascheravano da lupo”, “i bambini vestiti da lupo dovevano inseguire lo scoiattolo e morderlo senza fargli male”.Precisava che “Maurizio” era spogliato ed aveva un “pisello grosso”. Apre le mani per indicare che erano tanti gli adulti a partecipare ai “giochi”- la maestra Patrizia, la bidella Cristina, la maestra Marisa, Giovanni (che descrive come persona anziana con capelli bianchi), Maurizio (che indica nella persona che sta al benzinaio) e bambini più grandi di lei che facevano “giochi brutti”. Racconta che “i grandi” si tagliano con un coltello sulle braccia e il sangue che esce viene raccolto in un bicchiere e fatto bere ai bimbi, precisando che una volta l’aveva sputato perché era cattivo, ma “i grandi” l’avevano costretta a berlo. Descrive una casa grande dove si svolgevano questi giochi e due grandi cani…..

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“Continua in casa a simulare l’amplesso sessuale dicendo che è obbligata a farlo altrimenti la uccidono e che loro (i genitori) non possono guardare quel “gioco” insegnatole dalla maestra Patrizia e dagli altri “grandi”: è un segreto ed ha paura che li possano uccidere (“mamma queste cose le dico solo a te e deve rimanere un segreto da non dire neanche a papà altrimenti ci uccidono”, perché- così l’hanno minacciata -i “grandi” ripetendole che “loro sono tanti e forti”).”

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Racconta che durante i “giochi” Giovanni metteva “il pippo” nel sederino di C. e gli tappava la bocca con del nastro adesivo e metteva la musica ad alto volume, perché C. strillava tanto per il dolore.Chiede alla madre se quando era piccola il padre le avesse dato del latte dal “pippo”, poiché sia Giovanni che Maurizio le “davano il latte dal pippo” e la picchiavano perché non le piaceva e lo sputava.

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Mostra il “gioco del dottore” che facevano le bambine, mentre i maschietti guardavano: nuda sul letto e col termometro in mano allarga le gambe e, rivolgendosi al padre, dice “io vedi quel buco (indicando la vagina), ci infilavano il termometro lì più volte dentro e fuori e mi faceva tanto male”

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La bidella Cristina “quella con i tatuaggi”, la quale faceva delle fotografie; che il suo “gioco” non era quello “della patatina e del culetto”, bensì quello “della puntura” effettuato con un bastoncino di colore blu grande come una penna col quale, alla presenza di Cristina che fotografava, doveva penetrare una bambina di nome ….Riferiva che era costretto a “giocare”, altrimenti l’avrebbero picchiato sia Cristina che Patrizia ed, anzi, era stato picchiato più volte sulle parti intime. Aggiungeva che per l’esecuzione del “gioco” gli avevano regalato delle patatine.Diceva che spesso venivano denudati e fotografati da Cristina e Patrizia mentre “giocavano”. In una occasione Patrizia aveva chiesto a lui e … di toccarle “la patatina” e “le sisette”: …. l’aveva fatto, ma lui si era limitato a toccare “le sisette” perché “la patatina gli faceva schifo”.

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Il minore spiegava poi il “gioco dello scatolone” nel corso del quale veniva denudato completamente per essere toccato nelle parti intime dalle bambine. Precisava un episodio in cui le bambine e Patrizia erano nude nel bagno ed era entrata la maestra Marisa, chiedendo a Patrizia cosa stesse facendo, di rivestirsi e rivestire le bambine e, andando via, le aveva dato uno o schiaffo sulle parti intime.

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Indicava: i luoghi dove si svolgevano tali “giochi”, il bagno “l’aula in fondo al corridoio” della scuola; i bambini che vi partecipavano – x, y, z e t., con Patrizia e Cristina, cioè “la signora con i disegni sulle braccia, sul collo e sulla pancia e vicino la patatina”.

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Successivamente il minore riconosceva nell’inserviente di colore della benzina AGIP uno degli adulti che partecipava ai “giochi”, che chiamava Maurizio, precisando che portava degli anelli alla mano sinistra, ma prima portava i capelli lunghi col codino: in una casa – presenti Giovanni, Manuel, Emanuele e Patrizia – Maurizio era nudo e D. prendeva in bocca il suo “pisello”, mentre a lui era Patrizia che lo prendeva in bocca

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X., come Y., si apre pian piano a confidenze maggiori, raccontando che tali “giochi” si svolgevano a casa di Patrizia, dove c’era una stanza piena di giochi, tra cui un leone, una piscina a gonfiabile con disegni disney, siringhe, una siringa finta di colore blu grande come una penna, una macchina di colore rosso su cui saliva con Z., palloni, una pista per le macchinine, vari costumi teatrali da scoiattolo e da lupo, tuniche nere e bianche anche con cappucci che venivano indossate dagli adulti, catene di metallo e cerotti adoperati per la bocca. Parla di una macchina grande e blu parcheggiata a casa della maestra Patrizia.

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I “giochi”, però, si svolgevano anche a casa della maestra Marisa, di cui descrive una cucina grande con un tavolo lungo e un letto su cui nudi X., Y., Z. e T. fingevano di essere i figli, mentre Marisa cucinava fingendo di essere la madre.I bambini uscivano da scuola con la macchina fucsia di Patrizia ed una macchina bianca guidata da Giovanni.

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In questa casa: li spogliavano completamente e li lasciavano fuori, nudi e al freddo; poi li mettevano dentro secchi dell’immondizia e gli infilavano dei cappucci rossi con le corna; li facevano quindi rientrare in casa e “i grandi”, maestra Patrizia, Giovanni, Manuel, Emanuele e Cristian ed altri, si vestivano di nero e da diavolo con cappucci. La maestra Patrizia tagliava qualche capello a tutti i bambini, alcuni adulti se li mettevano in testa ed altri li mangiavano obbligando i bambini a guardare, poi prendevano una specie di ago o puntura e li pungevano sulle braccia o sulle gambe facendo uscire del sangue che veniva raccolto in un bicchiere rosso. La maestra Patrizia e gli altri adulti iniziavano a tagliarsi. Il sangue che usciva veniva raccolto nel bicchiere rosso e bevuto prima dai bambini, poi dagli adulti. La maestra Patrizia aveva incendiato un crocifisso e detto ai bambini che Gesù era cattivo e il diavolo buono. I “grandi” in questo gioco dicevano delle cose che il minore non capiva, ma lo spaventavano perché usavano toni diversi di voce. Al termine del “gioco”, i piccoli venivano lavati dalle maestre Patrizia e Marisa in una vasca sporca con acqua fredda e senza sapone, ed asciugati con un asciugamano.

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Racconta il minore di essere stato più volte picchiato e legato perché non voleva fare certe cose. Così descriveva la casa: una cucina bordeaux con rifiniture dorate, pareti rosse in qualche stanza ed una stanza per i “giochi”, delle scale che portano a un piano superiore dove dormivano gli amici di Cristian, l’uomo che aiutava la maestra Marisa a prelevarli da scuola e mettergli i cappottini.Ai giochi partecipava Giovanni, descritto nero – cioè scuro di carnagione – e che non parlava italiano, mentre l’altro Giovanni aveva i capelli di colore grigio, occhiali da vista e un naso accentuato con baffi.

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I genitori di X. (che non ha ancora compiuto quattro anni al momento della denuncia), iscritta e frequentante lo stesso asilo di Y. e, Z., che dal dicembre- gennaio sino alla primavera di quell’anno avevano più volte notato la figlia spogliarsi completamente e toccarsi nelle parti intime, oltre a porre insistenti domande alla madre sugli organi genitali maschili e femminili.La piccola presentava la vagina continuamente arrossata, richiedendo le cure della madre. ………………….Si sdraiava poi per terra a mostrare il gioco da lei stessa definito del “dito a punta” e cioè metteva il dito della manina come a infilarlo nella vagina, poi chiedeva un asciugamano perché doveva lavarsi “la patatina”, altrimenti – come le aveva insegnato Patrizia – si sarebbe visto che la “patatina” era arrossata.Nel corso del “gioco” interveniva il padre e V. gli chiedeva una macchina fotografica perché la “signora tatuata” – che chiamava Cristina, bidella della scuola – le faceva sempre le foto, sia quando era sola che insieme agli altri a giocare.Sempre durante la rappresentazione di questo “gioco”, il padre chiedeva alla minore se giocavano con degli oggetti ed, avutane risposta affermativa, mostrava una banana, chiedendole se avessero quella forma; come immediata reazione, la piccola la prendeva e con la bocca simulava il rumore di un motorino elettrico, dicendo che Patrizia glielo dava per succhiarlo, leccarlo, e inserirlo nella “patatina”. Aggiungeva che una volta Patrizia le aveva inserito quell’oggetto così a fondo nella “patatina” da farla piangere per il dolore. Raccontava che sarebbero stati picchiati se si fossero rifiutati di fare il “gioco” e che Patrizia regalava patatine ai bambini che facevano tutto.

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Anche V. riferiva che i “giochi” si svolgevano nel bagno della scuola, in una classe che chiamava “classe in fondo” e in giardino “quando giocavano a nascondino vicino la casetta”. Qui il “gioco” con le altre bambine consisteva nel riunire i bimbi, farli spogliare e toccare reciprocamente il seno (dice X. che una volta doveva toccare il seno di Y.), inserire il ditino nella vagina, e fare le stesse cose a Patrizia che stava anche lei nuda con loro. Accennava poi a due “giochi” – “il gioco degli specchi” e “il gioco _ dello scatolone”, durante i quali dovevano cantare una canzone.Confidava alla mamma: “Patrizia ci insegna e se qualcuno ci scopre dobbiamo dire che è stato il nostro papà ad insegnarci”.

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VX., in questo suo raccontare, continuava a cantare filastrocche e canzoncine con chiari riferimenti sessuali, ché alcune terminavano con le parole “Giovannino toccami la pipa..”Nel corso di successivi colloqui con la madre, la minore indicava tra gli oggetti adoperati per il “gioco” una “penna” usata dai maschietti e che lei e Y. dovevano usare nel “gioco di coppia”, e lei era penetrata da Y.; in questo “gioco di coppia” doveva spingere il pisellino di Y. e baciarlo.riferisce di un altro episodio verificatosi la sera 2 settembre, in cui Z. si era messa improvvisamente a piangere dicendo che aveva paura della “croce infuocata perché la maestra Patrizia l’accendeva sempre dicendo che Gesù era cattivo” (il padre precisava che verosimilmente la bambina era stata sollecitata dalla visione della croce illuminata del monte S. Oreste che sta di fronte la loro abitazione).

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La minore descriveva una casa dove nel corso dell’anno scolastico l’avevano portata con altri bambini per fare i “giochi”; con muri alti e molto distante dalla scuola, dove c’erano due grandi cani neri (precisando che la casa vicina questa era della nonna di uno dei “grandi” che partecipavano ai giochi). In questa casa, “i grandi” mettevano dei mantelli neri con cappucci rossi o neri, mentre ai bambini venivano sistemati dei cappelli con le corna. I “grandi” che partecipavano erano la maestra Patrizia, che non è la sua maestra, e la maestra Marisa, che iniziavano a tagliarsi sulle braccia con gli altri “grandi” presenti, mentre ai bambini si facevano dei buchi sulle mani con degli aghi molto. fini, facendo fuoriuscire del sangue che veniva mischiato e poi fatto bere ai bambini.In diverse occasioni, in questa casa, avevano lasciato lei e gli altri bimbi fuori al freddo, ed una volta l’avevano messa completamente nuda in un secchio dell’immondizia, da cui l’aveva tirata fuori la maestra Patrizia, lavandola con acqua fredda ed asciugandola con un asciugamano.Confida che Giovanni è il marito della maestra Patrizia e partecipava al “gioco della patatina” ed altri giochi e, intanto, mima al padre il gioco di Giovanni che le saliva sopra e le diceva che le prendeva la “patatina” e dopo usciva dal suo pene una “cremina dei bambini” indirizzatale sul petto e sul viso, il cui sapore non le piaceva; “nella casa di Giovanni” c’era uno stereo grigio che veniva messo ad alto volume ed ai bambini veniva applicato un cerotto sulla bocca per impedirgli di urlare.

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Racconta che quando esce da scuola va con la macchina della maestra Marisa, in casa della stessa maestra, “un posto lontano dove ci stanno i cuoricini per finta” e dove ad attenderli ci sono Patrizia e la bidella Cristina. Parla e, soprattutto, mostra chiaramente “il gioco del pipo infilato al culetto”, che le aveva provocato del sangue uscito “un pochino qua dalla pipetta … ma è uscito poco poco” “perché mi infila..o pipo..stretto”, “della penna nel pipino a Y.” che ha provocato il sangue e “gli hanno messo la crema”, che nella “pipina” le mettevano dentro “una cosa meravigliosa come la luce” e la penna o il dito, che però a lei non ha fatto male. Simula l’amplesso sessuale con Giovanni col ricorso ad un cuscino, come se andasse a cavallo, e fa i nomi dei compagni di gioco T-Y-Z . e altri , della maestra Marisa che la “strilla” se viene a sapere che ha parlato, poi canta delle strane canzoncine. Ed ancora il minore parlava con la madre di un gioco in cui adulti e bambini indossavano dei cappucci rossi e, siccome lui non voleva indossarlo, gli mettevano una maschera da lupo. Gli adulti così incappucciati si tagliavano i polsi e raccoglievano il sangue in un bicchiere, per farlo bere ai bambini, ma lui si rifiutava perché il sapore era cattivo. Durante questo gioco, la maestra Patrizia prendeva una siringa e gli toglieva la parte retrostante, vi versava del sangue dal bicchiere, rimetteva la parte posteriore e gli faceva una puntura sul polso.

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Nel “gioco delle banane”, invece, un signore indossava un abito con delle banane appese che i bambini dovevano mordere. In un terzo gioco un signore gli faceva delle punture al sedere e T. piangeva tanto perché si faceva molto male (quando racconta di questo gioco il bambino porta istintivamente le mani a protezione dell’orifizio anale e piange – vedi denuncia cit.).

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Il minore le aveva confidato che: la maestra. Patrizia “, era cattiva, picchiava i bambini”,_ ma lui non era mai stato picchiato “perché faceva il bravo”; nella scuola, durante l’orario di lezione, i bambini giocavano a coppie e, in particolare, lui con V., C. con V., D. con D.. Giocavano poi fuori dalla scuola, in luogo che raggiungevano – nella descrizione del minore – passando sotto “un coso nero” (facendo un gesto che lasciava intendere un corridoio), dove c’erano la maestra Patrizia e Cristina “quella con i capelli lunghi e il braccio scritto”.

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Al padre Z. esplicita lo stesso racconto, precisando che se non giocava, le facevano male e piangeva. Nel tempo la minore precisa che uscivano da scuola, da un’uscita dietro la scuola, con la macchina della maestra Marisa o con quella della maestra Patrizia, e andavano a “giocare” a casa della maestra Patrizia, che ha pavimenti rosa e una cucina in legno. Nella casa indica: una casetta da gioco tipo Chicco; una piscina in cui facevano il bagno; una stanza piena di giochi, tra cui una macchina rossa su cui saliva insieme a C.; una macchina rosa; una carrozzina giocattolo e altri vari giochi; macchine fotografiche e telecamere; una stanza con una radio e un palco dove facevano ballare le bambine nude in tutù.

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È del ……la denuncia dei genitori di D. – su analoghi fatti raccontati dalla minore di anni quattro. D. racconta che durante la scuola la maestra Patrizia, la bidella Patrizia e la bidella Cristina “tutta tatuata” prima portavano i bambini in bagno, chiudevano la porta, gli facevano togliere le mutandine o i pantaloni calati fino alle ginocchia, le facevano bagnare le mani giocando con l’acqua e poi le facevano toccare e si facevano toccare la vagina, scattando anche delle fotografie.

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Patrizia le facevano prendere in bocca una banana e volevano che la bambina la strofinasse sulla loro vagina, vi era anche una banana gonfiabile con la quale facevano giocare lei e le altre bambine; le avevano anche inserito in vagina un termometro per misurarle la febbre nel “gioco del dottore”. Rappresentano che il figlio MB. sin dall’inizio dell’anno non era tranquillo a scuola, spesso vomitava quando veniva accompagnato all’entrata e rientrava a casa piangendo senza motivo. I genitori attribuivano tale malessere alla gelosia del minore verso il fratellino appena nato. La situazione andava però peggiorando col tempo: pianti prolungati ed improvvisi, comportamenti aggressivi verso entrambi i genitori, incubi notturni nel corso dei quali iniziava a tremare e a sbarrare gli occhi, gridava “no, no” e faceva fatica a svegliarsi, singhiozzava e piangeva, si dimenava e dava pugni. E’ allora che la madre, avendo anche appreso degli altri bambini, cercava di parlargli, ma il figlio iniziava a dire al padre “papà, io non c’ero, ma Patrizia e Cristina hanno picchiato talmente tanto Z. con un’antenna che lui ha vomitato” e che, sempre a Z., avevano infilato un oggetto azzurro nel sederino; che Patrizia e Cristina avevano picchiato anche lui con un’antenna

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Aumentavano intanto gli episodi di pianti “strazianti” e il minore si limitava a dire “mamma, non posso dirti cosa mi hanno fatto Patrizia e Cristina..”; poi., pian piano raccontava ché Cristina preparava prima i maschietti e poi le femminucce ed ai maschietti tiravano su e giù il pisellino e, raccontando, mimava la scena di una masturbazione. Patrizia faceva ai maschietti un’iniezione sul pisellino e nel sedere con un’acqua “pizzicosa”. Patrizia si faceva spogliare dai bambini e dopo li picchiava. A questi episodi era presente e partecipe, nudo anche lui come gli altri, un signore di nome Giovanni amico di Patrizia. Descriveva una stanza – buia e che sta nella scuola vicino alle scalette – dove li conduceva Cristina. In questa stanza c’era uno stereo e i bambini dovevano ballare e, al termine, fare “il gioco della patatina”, che però non descriveva; sia lui che gli altri bambini venivano picchiati con calci ed una bacchetta di ferro.

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Riferiva inoltre di essere stato tante volte portato fuori da scuola con una macchina e con lo stereo ad alto volume dalla maestra Patrizia e dal Giovanni che indicherà ‘nel marito della maestra Patrizia, il quale si faceva chiamare Giovanni Gerry Scotti, e che descrive alto con baffi e occhiali.Nei giorni M. aggiungeva che andava a casa di Patrizia “passando da sotto, dove va il camion della mensa, uscendo da un cancelletto piccolo, dove li aspettava Maurizio con la macchina e li portava a casa di Patrizia e di Marisa”.

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Nella casa c’erano: un giardino; una camera con letto sul quale veniva messo insieme a X. e Y., legati con catene, mentre accendevano la radio ad alto volume; “c’erano dei diavoli” e “a loro bambini mettevano lo scotch in bocca”; “avevano siringhe con cui facevano punture in testa, un diavolo diceva rivolto agli altri “ora li devo scopare” .

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Anche B. -reagiva alla vista del benzinaio di colore che presta servizio al distributore AGIP di Rignano Flaminio, mettendosi improvvisamente alzato in ginocchio in auto e gridando spaventato “cattivo, cattivo”.Riferiva della presenza ai “giochi” della maestra Silvana, che descriveva bionda e un po’ grossa, molto cattiva; più volte infatti lo aveva picchiato nella parte interna sottostante della scuola.

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Dice che Patrizia in piscina era nuda e lei le ha visto “la pipa” “ce l’ha come te”(dice alla madre); che Cristina faceva le foto, ha un disegno sulla pancia l’ha fatto anche a loro, ma a V. l’ha poi levato con l’acqua, Cristina stava spogliata in piscina e li bagnava. Parla delle foto e con una macchina fotografica giocattolo simula l’azione. Descrive Patrizia che a suo dire è la bidella, racconta che col peluche giocavano “al culo e patata”.

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Confidava che i “giochini” erano iniziati con la maestra Marisa all’inizio della scuola. Passava a prenderli la bidella Cristina, dicendo che li avrebbe portati ad una festa e invece li conduceva nel locale sottostante della scuola, dove li attendeva anche la maestra Marisa.Riferiva di un episodio in cui li stavano portando via da scuola (i bambini), “verso le case per fare i giochi”, ma la maestra Patrizia aveva visto i Vigili Urbani e li aveva minacciati di restare zitti in macchina (che era rossa o bordeaux). Avevano infatti atteso che passassero i Vigili e poi si erano recati a Casa della maestra Patrizia, dove c’erano anche Giovanni Gerry Scotti, Cristina e Maurizio.

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Indicava un’altra casa in cui gli adulti li portavano dalla scuola, dove c’era un signore molto cattivo a nome Cristian; qui lo facevano mettere nudo in una gabbia e Patrizia lo picchiava. Gli adulti erano vestiti da prete con dei cappucci rossi e dicevano delle cose cattive su Dio. C’erano due cani. Lo avevano legato al letto con delle catene che facevano passare ai lati del letto (Mima la scena in cui è legato mani e piedi verso l’alto) e gli adulti intimavano di “scoparlo”, facendogli ingerire una cosa cattiva che puzzava ed era scura.

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“Sono puntuali i genitori – ciascuno con riguardo alla individua personalità del figlio – nel rappresentare quel “disagio” e quelle manifestazioni eccessive del bambino, all’inizio giustificate come “curiosità” verso la sfera sessuale tipiche dell’età; tuttavia, gli episodi nel tempo assumono connotazioni ben diverse, presuppongono una conoscenza non spiegabile, pongono forti interrogativi, necessitano di approfondimento”“…E non inficia in alcun modo l’affidabilità di tali denunce la circostanza che i genitori dei minori si siano a un certo punto confrontati su quanto andava emergendo, dal momento che ciascun minore frequenta la stessa scuola, fa riferimento agli altri suoi compagni ed alle maestre che fuori da quella scuola li conduce in orario scolastico e, proprio la gravità dei fatti di abuso e violenza riferiti, che ha quasi dell’incredibile, ben fa comprendere la necessità dell’approfondimento e verifica, del confronto fra genitori.Come rileverà anche il consulente del Pm, “l’incredulità ha accompagnato i genitori per lungo tempo.